da gennaio 2025 rimborsi automatici per i ritardi Novara 31 dicembre 2024
Quante volte ci siamo ritrovati a perdere un importante appuntamento perché il treno ha avuto un ritardo? E quante volte abbiamo dovuto arrabbiarci per avere il rimborso del biglietto? Tante, forse troppe. Finalmente Trenitalia si è resa conto della situazione spiacevole in cui metteva i suoi passeggeri ed è corsa al riparo: in caso di ritardi superiori ai 60 minuti, chi ha acquistato un biglietto elettronico si vedrà accreditare in modo automatico sulla carta usata per il pagamento l'eventuale rimborso. L'indennizzo verrà corrisposto entro 30 giorni e, come previsto dalle regole, è pari al 25% del prezzo del biglietto in caso di ritardo compreso tra 60 e 119 minuti (per biglietti di importo pari almeno a 16 euro). Sarà invece al 50% in caso di ritardo pari o superiore a 120 minuti (per biglietti di importo pari almeno a 8 euro). L'indennizzo non è riconosciuto se l'importo è inferiore ai 4 euro Per i treni regionali da gennaio 2025, chi acquisterà un biglietto elettronico per un Regionale di Trenitalia si vedrà accreditare in modo automatico sulla carta l’eventuale rimborso per i ritardi. Il passeggero ha diritto al rimborso integrale del biglietto (senza trattenute) in caso di "soppressione del treno, interruzione o partenza ritardata/prevedibile ritardo all’arrivo alla destinazione finale prevista dal contratto di trasporto superiore a 60 minuti", nonché “mancanza della disponibilità della classe di validità del biglietto” e “ordine dell’Autorità Pubblica” È possibile verificare il diritto all’indennizzo per biglietto singolo sul sito di Trenitalia, all’interno della sezione apposita, inserendo il codice biglietto e la data di emissione, a partire dall’orario di arrivo del treno in stazione. La verifica è possibile per i biglietti singoli venduti da Trenitalia attraverso i propri sistemi di vendita diretti e indiretti e controllati elettronicamente a bordo treno dal personale di accompagnamento DP
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A Verbania tenta di versare acido muriatico negli occhi della ex Novara 31 dicembre 2024
Chiudiamo l’anno con l’ennesima notizia di un uomo che se la prende ferocemente contro una donna. E’ successo a Verbania, dentro ad un salone di parrucchiere per signora nel primo pomeriggio di sabato 28 dicembre Un uomo era entrato nel locale con in mano due bottigliette con del liquido dentro ( si è capito poi che si trattava di acido muriatrico) e aveva iniziato ad aggredire fisicamente una donna, risultata la sua ex compagna , con un rasoio a lama libera poi aveva cercato di colpirle il volto con l’acido muriatico che, per sua stessa ammissione, aveva comprato poco prima A quel punto la titolare del salone (anche lei sfiorata accidentalmente dall’acido), e le altre clienti si sono rese conto del pericolo e hanno iniziato a urlare per attirare l’attenzione degli avventori del bar accanto Tra gli urli e la concitazione , la vittima veniva trascinata in bagno dal suo aggressore, il quale cercava di aprirle gli occhi per versarle il liquido con il chiaro intento di toglierle la vista e procurarle una lesione permanente. I clienti del bar erano riusciti a separare l’uomo dalla ex , ma anche loro avevano rischiato perché l’aggressore, ormai del tutto fuori controllo aveva gettato loro addosso il liquido per farle allontanare e cercare di portare a compimento il suo gesto. Arrivati sul posto gli operatori di polizia vi trovavano ancora l’uomo che alcuni presenti indicavano come l’autore dei fatti avvenuti poco prima e lo arrestavano immediatamente portando anche le prime cure mediche per la donna con l’intervento di un’autoambulanza. La vittima un mese prima aveva concluso la breve relazione con il suo aggressore che l’aveva minacciata anche di usare dell’acido ma lei non aveva ritenuto di fare denuncia in quanto non credeva che potesse effettivamente passare alle vie di fatto. DP Ha accusato il personale del carcere di viale Sforzesca Novara 31 dicembre 2024
Il 41 bis è un regime carcerario particolarmente rigoroso, che prevede l’isolamento ed è destinato agli autori di reati in materia di criminalità organizzata. Indubbiamente una situazione pesantissima da sopportare, tanto che un detenuto, pur di togliersi da quella misura, ha accusato il personale del carcere di abuso di ufficio, tortura, danneggiamento, furto e violazione di corrispondenza. L’ uomo di 53 anni è adesso a processo nel tribunale di Novara per rispondere di calunnia Nel corso dell’ultima udienza ha parlato l’ex direttrice del carcere novarese raccontando al giudice che A. A. l’aveva più volte insultata, accusata del furto del portafogli e che, nel giro di poco, aveva presentato qualcosa come 4 mila denunce. Va da sé che qualcosa non torna,,,quindi compariranno prossimamente a palazzo Fossati come testimoni anche direttori di altre case circondariali che hanno avuto come detenuto il cinquantatreenne, guardie carcerarie, direttore sanitario e criminologo che operano a Novara. Aspettiamo la sentenza DP Raccontata da lei su SKYtg24.Non è mai stata una che si metteva in mostra, ha sopportato per parecchio tempo i tradimenti del marito senza pronunciare parola finchè negli scorsi giorni Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi, ha parlato al pubblico di cosa accadde dal 2009, quando fu avviata la separazione dal Cavaliere. “Sono passata dall’essere ‘una velina ingrata’, al tribunale di Milano che mi ha negato ogni diritto. Un salto di 10 anni in cui mi sono sentita un po’ vessata. Cosa facevo? Subivo ed è difficile combattere contro il potere e la stampa soprattutto quando la stampa è piegata al potere. Io l’unica cosa che potevo fare era qualche passo indietro e quelli ho imparato a farli, forse dall’equitazione”.Il momento meno edificante è che io non ho potuto partecipare alle lauree dei miei figli“. Il motivo è presto detto: “Perché in due eravamo troppi e io ho preferito fare un passo indietro“. Racconta ancora la Lario, della situazione che si era venuta a creare dopo la rottura dal fu Premier: “C’è stata una sentenza che mi ha negato qualsiasi diritto che ho rispettato e oggi sono una persona normale, un’imprenditrice. Finito questo momento che per me è stato molto complesso mi sono chiesta se fosse stato possibile ricominciare perché pensavo che per me non ci fosse più nulla. Ho pensato ‘forse ha vinto il potere’, ma alla fine mi sono detta non è impossibile e ci ho provato”. Oggi la Lario ha una sua impresa che si occupa di intelligenza artificiale e quel passato è solo da dimenticare DP . Ha un debito di 30 milioni Novara 30 dicembre 2024 La signora Olivia Paladino , oltre ad essere la riservatissima compagna di GIUSEPPE CONTE , è anche proprietaria, insieme alla sorella della società Immobiliare di Roma Splendido che ha sede nello stesso edificio in cui abitano i due colombi: via della Fontanella di Borghese a Roma. L’amministratore della società è il papà Cesare Paladino, imprenditore alberghiero. La punta di diamante della Immobiliare Splendido è il Grand Hotel Plaza di via del Corso, celeberrimo albergo che però sembra stia navigando in acque bruttissime perché papà Paladino era stato oggetto di procedimento penale per peculato (sotto il governo Conte) con l’accusa di essersi intascato due milioni di euro che altro non erano che i proventi della tassa di soggiorno che avrebbe dovuto versare al Comune e non tenersi in tasca, Ma tant’è. Se hai come “genero” il Premier, ecco che spunta un decreto grazie al quale il reato viene depenalizzato. Tutti felici? Mica tanto…perché il lupo perde ilpelo ma non il vizio e nel 2020 salta fuori che non erano stati pagati dei contributi ai dipendenti e l’Agenzia delle Entrate a questo punto è andata a nozze. Il dissesto sarebbe tale che non si sarebbe potuto nemmeno approvare il bilancio 2023, con un debito verso l’erario di quasi 30 milioni- Se l ‘immobiliare Splendido fallisse l’albergo di via del Corso andrebbe all’asta , accompagnato anche dalla residenza di Olivia e di Giuseppi che, non essendo più Premier non potrebbe far altro che traslocare con la sua affascinante e muta compagna. DP Ragazzo accoltellato al volto Novara 30 dicembre 2024
Venerdì 27 dicembre un 28enne di origine egiziana è stato ferito al volto da una coltellata. davanti alla stazione ferroviaria di Novara. Non sappiamo ancora il motivo e la dinamica del fatto e su questo stanno indagando gli inquirenti. Il ragazzo è stato portato in codice giallo (quindi nessun pericolo per la sua vita) all’Ospedale. Quello che deve far riflettere – e ci rivolgiamo all’Amministrazione Comunale – è che tutti sanno che ormai la piazza della stazione e zone limitrofe è territorio ad alto rischio e le auto dei carabinieri passano ore in sosta, ma tutti sanno anche che non serve a niente, dal momento che i deliquenti continuano tranquillamente a sostare e bivaccare e a sparire per qualche ora appena vedono avvicinarsi un’auto delle Forze dell’Ordine, per poi tornare sul posto indisturbati. Quello che davvero servirebbe sarebbe aumentare le auto civetta, mettere più uomini in borghese, più telecamere, maggior illuminazione. Tutte cose che al momento non vengono fatte. Non pensiamo che tali interventi potrebbero essere risolutivi, ma indubbiamente potrebbero essere un ottimo deterrente e invitiamo quindi il Comune a pensarci. DP dal 1 gennaio 2025.Novara 30 dicembre 2024
Dal 1 gennaio sarà vietato fumare in tutti i luoghi pubblici, nelle strade, nei dehors, nei parchi, alle fermate degli autobus a meno che sia possibile rispettare la distanza di 10 metri da altre persone. Questo perrchè, spiega l'assessore all'Ambiente e Verde Elena Grandi –“. Il fumo di sigaretta, secondo i dati di Arpa Lombardia, è infatti responsabile del 7% delle emissioni di polveri sottili". Il divieto riguarda solo i prodotti del tabacco, mentre è ammesso l'utilizzo di sigarette elettroniche (e-cig). Per ora solo i milanesi , poi vedremo cosa succederà nelle altre città, dovranno, se proprio vorranno accendersi una sigaretta in un posto frequentato da altre persone, portarsi in tasca un metro per misurare la distanza tra loro e gli altri… La multa per i trasgressori sarà infatti compresa tra i 40 e i 240 euro. Giusto per dovere di cronaca, facciamo una carrellata sulle multe che si prende chi non ottempera al divieto: New york: da 50 dollari in su; Città del Mesico, 523 euro; Londra 65 euro; Parigi 38 euro, Tokyo 6 euro, Sydney 180 euro. A chi devono i milanesi questa nuova trovata? Ma al Sindaco Sala ovviamente, , che però non si è premurato di dar corso ad una campagna informativa adeguata , forse per far sì che i vigili possano multare sempre più persone del tutto ignare di questo provvedimento. La Federazione Italiana dei Tabaccai ha impugnato il provvedimento davanti al Tar perché tale materia non sarebbe di competenza del Comune. Come finirà? Chi può dirlo? DP Previste multe fino a 500 euro ![]() Novara 30 Dicembre 2024 Finalmente un Sindaco che ha a cuore la salute degli animali e anche di alcuni umani che non capiscono la pericolosità di maneggiare i botti , soprattutto quelli non omologati. Perché diciamo questo? Perché con i botti e i petardi, gli animali muoiono di paura , cioè d’infarto. Uccelli, cani, gatti, persino le mucche possono spaventarsi a morte oppure cercare di scappare con il risultato di perdersi e magari finire sotto le ruote di qualche auto. Per quanto riguarda gli umani invece, spesso leggiamo di mani ustionate, occhi bruciati , orecchie assordate al punto da perdere l’udito. Ecco quindi il perché lodiamo l’iniziativa del Comune di Novara che con un’ordinanza proibisce per due giorni di esplodere botti e fuochi d'artificio in alcuni quartieri di Novara, in particolare in centro e vicino all'ospedale, al canile e alle case di riposo. Sull'ordinanza si legge che: è vietato l'utilizzo di "petardi, botti e articoli pirotecnici di ogni genere" dal 30 dicembre al 01 gennaio, ad una distanza inferiore ai 100 metri da piazza della Repubblica (piazza Duomo), dalla Cupola di San Gaudenzio (via Ferrari angolo via Antonelli), dall'ospedale Maggiore della Carità, dalla clinica San Gaudenzio (via Bottini), dalla struttura sanitaria di viale piazza D'Armi, dalle case di riposo fondazione Santa Maria (Pernate, viale dei Tigli), I Tigli (via Udine), San Francesco (viale Roma), Mater Dei (via Perazzi), Divina Provvidenza (via Galvani), De Pagave (via Lazzarino) e dal canile di via del Gazzurlo. Le multe per chi viola il divieto vanno da 25 a 500 euro. DP Il suo nome deriva dal giapponese kaki; curiosa che la denominazione nel napoletano sia “legnasanta” derivante dal fatto che nel frutto aperto si immagina di vedere la croce di Gesù. ![]() Novara, 29 dicembre 2024 Quando si avvicina l’inverno e le nostre campagne stanno presentando nel loro insieme un’immagine opaca e un po’ triste, trovano il loro riscatto attraverso un frutto che brilla in lontananza quasi a predire l’arrivo del Natale: sono i cachi che, come lampadine colorate, o meglio, vere “palle di Natale” illuminano e rallegrano i nostri giardini. Casualmente, o forse no, in tema con il periodo natalizio, vengono chiamati “alberi della pace” soprattutto in Giappone. In effetti pare fossero gli unici essere viventi a sopravvivere alla bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945. Fu Masayuli Ebimuma a prendersi cura di un caco sopravvissuto ed a riprodurre da esso nel 1994 alcune piccole piante di seconda generazione che regalò a dei piccoli studenti in visita al museo: un autentico messaggio di pace! Il caco attualmente è il protagonista del Kaki Tree Project che prevede la diffusione appunto delle pianticelle di seconda generazione nate dall’albero sopravvissuto; 250 località del mondo in 23 Paesi, tra cui l’Italia, hanno attuato il progetto con quasi cento piantagioni. Se nel periodo della fruttificazione il caco si fa notare, non è altrettanto riconoscibile durante la fioritura: i suoi fiori sono piccoli, a quattro petali verde pallido che non risaltano nell’abbondanza del fogliame estivo e nella sua maestosa dimensione. Dai fiori femminili derivano le bacche carnose di colore arancio o giallo, dalla polpa molle contenente 4 (non sempre) semi scuri. Il caco è una pianta originaria della Cina centro-meridionale; diffusasi poi in Corea ed in Giappone dove è conosciuto anche come Loto del Giappone. In Europa fu introdotto alla fine del diciottesimo secolo dal direttore dei Giardino botanico di Calcutta che portò alcune piante in Europa, mentre in Italia il primo esemplare fu piantato nel giardino di Boboli nel 1870 con una funzione prevalentemente decorativa. Attualmente è coltivato in molte regioni italiane soprattutto per la sua bontà scoperta solo in un secondo tempo. Il suo nome deriva dal giapponese kaki; curiosa che la denominazione nel napoletano sia “legnasanta” derivante dal fatto che nel frutto aperto si immagina di vedere la croce di Gesù. In Cina è considerato l’albero delle sette virtù: - la longevità; vive infatti dai 30 ai 40 anni, anche se vi sono numerosi esempi ancora fruttiferi da oltre mezzo secolo; - la sua fitta chioma che produce un’apprezzata ombra estiva; - la bellezza delle sue foglie decorative soprattutto in autunno; - l’immunità da parassiti, assai rara tra i vegetali; - la resa del suo legname da ardere; - l’ospitalità data agli uccelli per posizionare i loro nidi; - il concime ottenute dalle sue foglie caduche. Anche la bontà della sua polpa non deve essere dimenticata, come pure tutte le sue numerose proprietà a vantaggio della nostra salute! ![]() Infatti è ricco di vitamina A, C (per raffreddori e sindromi influenzali invernali) e di Sali minerali; contiene zucchero e tannino, è fortemente energetico e ricostituente del sistema nervoso ed epatico oltre ad avere funzione antibatterica nelle gastroenteriti ed altre infiammazioni intestinali grazie alla presenza di potassio e calcio. Contiene carotenoidi e criptoxantina. Le sue proprietà antiossidanti, oltre ad essere un buon alleato della bellezza, potenziano il sistema immunitario regolando anche i processi connessi alla vista. Le sue proprietà lassative e diuretiche aiutano ad attenuare casi di stipsi. A chi pratica sport o a chi segnala stanchezza fisica o mentale risulta molto energetico: il valore nutrizionale del caco è 65 kcal per 100 g di polpa. In cucina è un buon ingrediente per la preparazione di budini, torte e confetture. In Giappone nel periodo invernale sulle bancarelle dei mercati si trovano gli hoshi-gaki, i cachi secchi, molto preziosi: vengono persino massaggiati manualmente prima di essere posti tra due tavolette di legno per la compressione sino all’essiccazione. Per i giapponesi il caco ha anche profondi significati simbolici tanto che, come buon auspicio, all’inizio di ogni anno in tutte le case viene allestito un altare adornato di questi singolari cachi secchi. Sappiamo che il loro nome è stato dato da giapponesi, ma il termine scientifico Diospyros proviene dal greco antico col significato di Grano di Dio. Ben diversa è l’origine dell’aggettivo cachi che indica il colore della terra arida, riarsa, ben diverso dal colore del frutto che è appunto un arancio ramato. Tale origine è l’inglese khaki di derivazione indostana, a sua volta derivata dal persiano khàk ovvero polvere. Originariamente caratterizzava il colore delle uniformi militari inglesi in India, già dal 1848, per la sua capacità mimetizzante in quelle regioni dai terreni riarsi. L’albero di cachi, dai frutti a palla, ci regala quindi l’occasione di passare, in poche righe, dalla magia del Natale alle numerose virtù che la natura ci riserva anche attraverso i significati simbolici sino alla bellezza cromatica dei colori dell’abbigliamento: un bell’excursus, non c’è che dire… Copyright testo e fotografia Riccardo Pezzana Sara |
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February 2025
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