spunta un video , ma le autorità egiziane “fanno muro”Novara 23 giugno 2024
Nell’ultima udienza del processo a carico di quattro agenti dei servizi segreti egiziani, accusati del sequestro, tortura e omicidio di Giulio Regeni, è stato presentato un video, della durata di oltre due ore, che mostra il dialogo tra Regeni e l’ambulante Mohamed Abdallah che si è rivelato essere in realtà un informatore della polizia egiziana Mohamed Abdallah aveva una telecamera nascosta nella camicia che ha registrato come l’ambulante tentasse ripetutamente di far cadere Regeni in trappola chiedendo insistentemente informazioni sull’attività dello studente, sul progetto finanziato con 10.000 sterline dalla fondazione britannica Antipode, e sul suo ruolo in Egitto. Come riportato da rainews.it il dialogo è stato “Non capisco di cosa si tratta questa proposta“, insisteva Abdallah, “l’unica cosa che capisco è che ci sono 10.000 sterline. Bisogna stare attenti per non finire in galera“. Regeni, ignaro delle reali intenzioni del suo interlocutore, spiegava che il denaro era destinato a progetti non governativi affidati ai privati, e che lui era in Egitto solo per scopi di ricerca. Il video si conclude con Abdallah che, preoccupato di cancellare le tracce della registrazione, contatta uno degli agenti segreti egiziani, chiedendo istruzioni su cosa fare. Nonostante le evidenti prove contro gli agenti coinvolti, la collaborazione dell’Egitto resta inesistente Il caso di Giulio Regeni è uno dei più tragici ed evidenti esempi di violazione dei diritti umani e soprattutto di ingiustizia internazionale. DP
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