Il suo nome deriva dal giapponese kaki; curiosa che la denominazione nel napoletano sia “legnasanta” derivante dal fatto che nel frutto aperto si immagina di vedere la croce di Gesù. ![]() Novara, 29 dicembre 2024 Quando si avvicina l’inverno e le nostre campagne stanno presentando nel loro insieme un’immagine opaca e un po’ triste, trovano il loro riscatto attraverso un frutto che brilla in lontananza quasi a predire l’arrivo del Natale: sono i cachi che, come lampadine colorate, o meglio, vere “palle di Natale” illuminano e rallegrano i nostri giardini. Casualmente, o forse no, in tema con il periodo natalizio, vengono chiamati “alberi della pace” soprattutto in Giappone. In effetti pare fossero gli unici essere viventi a sopravvivere alla bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945. Fu Masayuli Ebimuma a prendersi cura di un caco sopravvissuto ed a riprodurre da esso nel 1994 alcune piccole piante di seconda generazione che regalò a dei piccoli studenti in visita al museo: un autentico messaggio di pace! Il caco attualmente è il protagonista del Kaki Tree Project che prevede la diffusione appunto delle pianticelle di seconda generazione nate dall’albero sopravvissuto; 250 località del mondo in 23 Paesi, tra cui l’Italia, hanno attuato il progetto con quasi cento piantagioni. Se nel periodo della fruttificazione il caco si fa notare, non è altrettanto riconoscibile durante la fioritura: i suoi fiori sono piccoli, a quattro petali verde pallido che non risaltano nell’abbondanza del fogliame estivo e nella sua maestosa dimensione. Dai fiori femminili derivano le bacche carnose di colore arancio o giallo, dalla polpa molle contenente 4 (non sempre) semi scuri. Il caco è una pianta originaria della Cina centro-meridionale; diffusasi poi in Corea ed in Giappone dove è conosciuto anche come Loto del Giappone. In Europa fu introdotto alla fine del diciottesimo secolo dal direttore dei Giardino botanico di Calcutta che portò alcune piante in Europa, mentre in Italia il primo esemplare fu piantato nel giardino di Boboli nel 1870 con una funzione prevalentemente decorativa. Attualmente è coltivato in molte regioni italiane soprattutto per la sua bontà scoperta solo in un secondo tempo. Il suo nome deriva dal giapponese kaki; curiosa che la denominazione nel napoletano sia “legnasanta” derivante dal fatto che nel frutto aperto si immagina di vedere la croce di Gesù. In Cina è considerato l’albero delle sette virtù: - la longevità; vive infatti dai 30 ai 40 anni, anche se vi sono numerosi esempi ancora fruttiferi da oltre mezzo secolo; - la sua fitta chioma che produce un’apprezzata ombra estiva; - la bellezza delle sue foglie decorative soprattutto in autunno; - l’immunità da parassiti, assai rara tra i vegetali; - la resa del suo legname da ardere; - l’ospitalità data agli uccelli per posizionare i loro nidi; - il concime ottenute dalle sue foglie caduche. Anche la bontà della sua polpa non deve essere dimenticata, come pure tutte le sue numerose proprietà a vantaggio della nostra salute! ![]() Infatti è ricco di vitamina A, C (per raffreddori e sindromi influenzali invernali) e di Sali minerali; contiene zucchero e tannino, è fortemente energetico e ricostituente del sistema nervoso ed epatico oltre ad avere funzione antibatterica nelle gastroenteriti ed altre infiammazioni intestinali grazie alla presenza di potassio e calcio. Contiene carotenoidi e criptoxantina. Le sue proprietà antiossidanti, oltre ad essere un buon alleato della bellezza, potenziano il sistema immunitario regolando anche i processi connessi alla vista. Le sue proprietà lassative e diuretiche aiutano ad attenuare casi di stipsi. A chi pratica sport o a chi segnala stanchezza fisica o mentale risulta molto energetico: il valore nutrizionale del caco è 65 kcal per 100 g di polpa. In cucina è un buon ingrediente per la preparazione di budini, torte e confetture. In Giappone nel periodo invernale sulle bancarelle dei mercati si trovano gli hoshi-gaki, i cachi secchi, molto preziosi: vengono persino massaggiati manualmente prima di essere posti tra due tavolette di legno per la compressione sino all’essiccazione. Per i giapponesi il caco ha anche profondi significati simbolici tanto che, come buon auspicio, all’inizio di ogni anno in tutte le case viene allestito un altare adornato di questi singolari cachi secchi. Sappiamo che il loro nome è stato dato da giapponesi, ma il termine scientifico Diospyros proviene dal greco antico col significato di Grano di Dio. Ben diversa è l’origine dell’aggettivo cachi che indica il colore della terra arida, riarsa, ben diverso dal colore del frutto che è appunto un arancio ramato. Tale origine è l’inglese khaki di derivazione indostana, a sua volta derivata dal persiano khàk ovvero polvere. Originariamente caratterizzava il colore delle uniformi militari inglesi in India, già dal 1848, per la sua capacità mimetizzante in quelle regioni dai terreni riarsi. L’albero di cachi, dai frutti a palla, ci regala quindi l’occasione di passare, in poche righe, dalla magia del Natale alle numerose virtù che la natura ci riserva anche attraverso i significati simbolici sino alla bellezza cromatica dei colori dell’abbigliamento: un bell’excursus, non c’è che dire… Copyright testo e fotografia Riccardo Pezzana Sara
0 Comments
Leave a Reply. |
AuthorWrite something about yourself. No need to be fancy, just an overview. Archives
February 2025
Categories |