Dal giugno 2014 i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato sono stati inseriti nel Patrimonio Mondiale diventando il 50° sito italiano dell’Unesco. Novara, 5 novembre 2024 È tempo di vendemmia, quindi la tradizione ci “impone” una passeggiata nei vigneti delle nostre colline novaresi e, dopo aver assaporato qualche grappolo di uva e gustato un bicchiere di buon vino per il piacere del gusto, possiamo dedicarci all’osservazione più attenta alle viti illuminate dai colori autunnali facendo qualche riflessione sulle geometrie dei loro impianti. Sappiamo che dal giugno 2014 i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato sono stati inseriti nel Patrimonio Mondiale diventando il 50° sito italiano dell’Unesco, attribuendo loro quel dovuto valore culturale acquisito grazie alla natura ed alla capacità di coloro che li hanno abitati ed amati da millenni. Obiettivamente possiamo riconoscere che anche il nostro territorio, riconducibile alla sesta area vitivinicola, denominata “Alto Piemonte”, comprendente oltre alle colline novaresi, anche quelle vercellesi, biellesi, di Lessona sino a lambire i rilievi della bassa Val d’Ossola, goda di bellezza e di prodotti vitivinicoli di ottima qualità pari a quelli sopra citati. La loro bellezza può essere meglio apprezzata grazie alla tecnologia moderna che ci permette di ammirare dall’alto le sue geometrie con un impatto davvero sorprendente. La presenza della vite in Piemonte risale all’età del bronzo, come viene documentato dai pollini di vite selvatica rinvenuti negli insediamenti preistorici di Alba, ma la sua coltivazione fu probabilmente il frutto di influenze dalle vicine colonie greche insediatesi a Marsiglia. Furono successivamente gli Etruschi, con cui i vignaioli piemontesi intrattenevano commerci, ad introdurli alla tecnica a potatura corta con sostegni “morti”. I tutori “vivi”, detti ad “alteno” furono adottati in epoca romana e prevedevano che la vite fosse “maritata” ad un albero “tutore” soprattutto quando i terreni presentavano un leggero dislivello. Troviamo il toponimo Altinis nel 1254 in una località presso Monticello d’Alba e nel nome della frazione Alteno di Montecrestese che significava infatti “campo elevato”. L’impianto ad “alteno” constava di tre colture associate, ossia la vite stessa, l’albero tutore (di solito da frutto) ed i cereali; l’area veniva sfruttata totalmente poiché, oltre all’uva, con i cereali si alimentavano i bovini mentre dall’albero tutore si ottenevano sia i frutti che la legna da ardere per il consumo familiare. Naturalmente l’introduzione delle macchine agricole, richiedendo un ampio spazio di movimento, non permise più l’utilizzo completo dell’area causando l’abbandono di questa pratica. Meritoriamente la Regione Piemonte, con il suo Piano Paesaggistico, ha individuato i paesaggi dotati di identità propria; Gattinara è il primo Comune del Piemonte ad ottenere il riconoscimento per il l’attuazione di recupero di antichi vigneti. Carpignano Sesia ha proposto un esempio di ritorno al metodo passato mantenendo ancora la coltivazione ad “alteno”, seppure in aree limitate, valorizzandole ed estendendone la conoscenza con meritevoli iniziative come la promozione di tours ciclistici dei vigneti. A pochi chilometri da Carpignano, attraversata la Sesia verso la provincia di Vercelli, si giunge a Candelo dove è stato creato, su un’area di circa 2.000 m2, un eco-vigneto che ripropone l’antico metodo dell’alteno, di tipo biellese, coll’intento di recuperare i vitigni rari del territorio sviluppando pertanto due temi: - uno tecnico, “maritando” la vite all’acero campestre o al ciliegio selvatico - uno genetico, recuperando antichi vitigni come la Melasca, la Riundasca, la Rastajola, la Bovarina, la Varenzasca. Ad un’altitudine di circa 420/520 m s.l.m., nella zona di Boca, oltre all’“alteno”, si pratica un altro antico sistema di gestione della vite, risalente a parecchi secoli fa, cosiddetto “a maggiorina” che prevede l’impianto di tre o quattro viti molto vicine che si sviluppano verso i quattro punti cardinali al centro di un quadrato, il “maggiorino” che misura circa quattro metri per lato. Alessandro Antonelli, nativo di Maggiora, uno dei comuni del vino Boca Doc, da bravo architetto, risolse i vari problemi dell’allestimento con calcoli matematici e la geometria. Un giusto grado di inclinazione dei pali di sostegno, tale da reggere il peso dei grappoli e la spinta dei forti venti settentrionali, gli permise di trovare l’equilibrio su terreni con marcata pendenza. L’impianto di un ceppo centrale a sostegno del peso dei grappoli, minati dai forti venti settentrionali che ne provocavano la caduta, garantiva un’ottima maturazione dell’uva. Naturalmente, soprattutto dall’alto, la simmetria che ne deriva conferisce a questo paesaggio collinare un fascino incomparabile, considerando che tutto il lavoro deve essere eseguito a mano senza utilizzo di macchine agricole. Purtroppo un lato negativo in tale impianto è dato dal ricarico del lavoro manuale gravante sui costi del prodotto finale. Oltre ai due sistemi di coltivazione della vite sopra descritti, l’“alteno” e la “maggiorina”, ed al tradizionale filare sostenuto da pali di legno conficcati nel terreno, nel nostro territorio era presente, e lo è tuttora, anche la “topia”, che consiste in una rete sospesa da terra, grazie a quattro pali disposti agli angoli, su cui la vite crea il suo percorso. Il risultato finale è una fitta tettoia, spesso disposta accanto alle abitazioni, che crea un luogo ombreggiato e profumato in cui trascorrere le meritate ore di riposo. La “topia” è un temine citato anche da Plinio il Vecchio la cui etimologia latina è derivante dal greco per indicare lo scenario. Oggi si potrebbe paragonare ad un gazebo naturale di cui però non si conosce l’etimologia esatta. Forse deriva dall’inglese to gaze (guardare) con la desinenza del futuro latino –ebo (videbo = guarderò) oppure dall’arabo qaṣba o dallo spagnolo alcasaba. Al di là dell’etimologia l’esito è un piccolo concentrato di sani profumi e di naturale bellezza offerti a chi sa apprezzarne il valore. Copyright Riccardo Pezzana Sara
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November 2024
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