Martina Oppelli denuncia l'Asl per reato di torturaNovara 2 SETTEMBRE 2024
Facile vivere quando sei sano, puoi mangiare, muoverti, parlare, meno facile quando sei una persona – come l’architetto Oppelli – affetta da sclerosi multipla progressiva che a soli 49 anni si trova ad essere dipendente da macchinari, farmaci e assistenza continua per le sue funzioni vitali. L'architetta triestina vuole morire con il suicidio assistito , ma la legge e i medici glielo impediscono, quindi la donna ha presentato un esposto alla procura di Trieste per rifiuto di atti d'ufficio e tortura nei confronti dei medici dell'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, portando la vicenda anche nelle sedi penali Dopo l’ennesimo rifiuto, l’associazione Luca Coscioni ha indetto una conferenza stampa a Trieste, a cui è stata presente anche l'avvocato Filomena Gallo, segretaria dell'associazione e coordinatrice del collegio legale di studio a difesa di Oppelli durante la quale ha annunciato un nuovo esposto a "seguito di ingiustificati rifiuti dell'azienda sanitaria" di procedere alle dovute verifiche e di riconoscere la sussistenza dei trattamenti di sostegno vitale che la tengono in vita . L’avv. Gallo ha sottolineato che "Tali condotte ledono la dignità di Martina costretta a un trattamento inumano e degradante, condannata a una vera e propria tortura di Stato. I medici di Asugi arrivano a mettere in dubbio che Oppelli necessiti realmente della macchina della tosse che essi stessi, tramite il Ssn le avevano prescritto; in questo modo danno una falsa rappresentazione della sua condizione di malattia e soprattutto dei supporti medici e farmacologici che la tengono in vita. Il rifiuto fondato su tali argomentazioni risulta arbitrario e quindi censurabile ai sensi del reato di rifiuto di atti d'ufficio. Inoltre, la violenza e la crudeltà che caratterizzano il trattamento degradante subito da Martina, che si trova in una condizione di evidente minorata difesa ad avviso del collegio legale integrano gli estremi del reato di tortura. Abbiamo chiesto alla procura di Trieste di verificare tali condotte e impugneremo il diniego di Asugi in ogni suo punto e in ogni sede". A fine conferenza stampa la Oppelli ha detto: ". Non avrei mai voluto prendere questa decisione, determinata da anni di sofferenza e da una patologia che non può essere curata e che per me è come una spada di damocle. Convivo con questi sintomi da un quarto di secolo e l’ho sempre fatto con dignità, con speranza, perché amo la vita, che è stupenda e va rispettata. Ma sono arrivata ad un punto in cui il dolore è devastante: io ormai muovo solo la testa, riesco ancora a lavorare tramite i comandi vocali, ma la fatica è tanta e non ce la faccio più. La mia non è una scelta di disperazione, ma una scelta d’amore verso la vita che ho avuto.Lasciatemi andare siamo soffio di vento. Anni fa ho sempre creduto in un miracolo di fede o di scienza, ma arriva anche un momento in cui devi arrenderti mantenendo la lucidità e la dignità umana. Non vedo perché dovrei accettare nuovi esami e terapie, che sicuramente mi rintronerebbero. Non credo proprio che sarei ancora Martina Oppelli". Non è possibile darle torto, ma allo stesso tempo, bisognerebbe anche pensare che non siamo noi a decidere come e quando morire bensì Qualcuno molto più in alto di noi, ma ci vuole davvero un grandissimo coraggio per affrontare una prova così dura per vivere e non tutti ce l’hanno. DP
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