Film, incontri e tanto amore per il cinema. Venezia, 18 settembre 2024 La scorsa settimana si è conclusa l'81esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia e, come ogni anno, non potevo mancare. Per chi non ha mai avuto il piacere di partecipare al Festival, questa è l’atmosfera che si respira: il Lido di Venezia si trasforma in una realtà parallela, un mondo dove le preoccupazioni quotidiane svaniscono e le uniche decisioni da prendere riguardano quali film vedere e quanto presto svegliarsi per incontrare i propri idoli. L'atmosfera è magica, quasi sospesa nel tempo; qui è facile stringere legami profondi con persone che condividono la tua stessa passione per il cinema, cosa tutt'altro che scontata in un Paese dove i cinefili non sono poi così numerosi. Nel corso degli anni, queste amicizie sono diventate per me sempre più importanti. Quando sei immerso nell’atmosfera del Festival, il tempo sembra perdere importanza: ti dimentichi dei giorni, delle ore e perfino dei pasti, tanto è il desiderio di vedere un film in più. Appena finita una proiezione, si corre letteralmente da una sala all'altra — spesso distanti anche dieci minuti — per non perdersi l'inizio del prossimo film. E sì, capita anche di concedersi qualche pisolino durante le pellicole meno avvincenti, per ricaricare le energie in vista delle proiezioni successive. Ora che avete un'idea dell'atmosfera unica che si respira al Lido tra fine agosto e inizio settembre, passiamo a raccontare il Festival di quest'anno. È stata una Mostra con film sicuramente meno avvincenti rispetto agli anni precedenti (si pensi che l’anno scorso sono stati presentati in concorso film come “Poor Things” e “Dogman”). Forse la colpa è riconducibile allo sciopero degli attori e sceneggiatori della scorsa estate che ha bloccato molte produzioni per mesi. Tuttavia, nonostante tutto, non sono mancate molte sorprese. Partiamo dal film d'apertura: “Beetlejuice Beetlejuice” di Tim Burton. È stata la prima volta che sono uscito da una proiezione a Venezia con una sensazione di leggerezza, spensieratezza e divertimento. Il film, sequel del celebre “Beetlejuice” del 1988, riesce a mantenere il fascino del primo capitolo. Lo stile è tipicamente burtoniano, quindi non ci si deve aspettare un capolavoro drammatico, ma piuttosto una pellicola che mescola toni cupi con momenti di satira e divertimento. Non mancano battute, scene ironiche, canzoni iconiche che accompagnano le immagini (come “Tragedy” dei Bee Gees), qualche scena che strizza l'occhio all’horror, e una colonna sonora davvero spettacolare. È un film pensato per adulti, ragazzi e bambini, e tutti coloro con cui ho parlato dopo la proiezione si sono detti soddisfatti di un inizio di festival così coinvolgente. Il film che mi ha colpito più di tutti è stato “The Room Next Door” di Pedro Almodóvar. La storia segue Ingrid (Julianne Moore), una scrittrice di successo, che si riavvicina alla sua amica di gioventù, Martha (Tilda Swinton), dopo aver scoperto che è gravemente malata. Insieme, affrontano le sfide della malattia esplorando temi come l’amicizia e la morte, trovando al contempo speranza e nuove prospettive sulla vita. Ho avuto la fortuna di assistere alla proiezione con il cast in sala, e sono rimasto profondamente colpito dalla sceneggiatura: Almodóvar tratta un argomento così delicato con estrema sensibilità. Già alla fine della proiezione avevo la sensazione che il film avrebbe vinto un premio, e infatti Almodóvar ha portato a casa il meritato Leone d’Oro. Il film più atteso era sicuramente “Joker: Folie à deux”, il sequel dell’acclamato “Joker” del 2019. Il cast vanta Joaquin Phoenix e Lady Gaga mentre alla regia c’è sempre Todd Phillips. Nel film Arthur Fleck, detenuto all'ospedale psichiatrico di Arkham, continua a combattere contro la sua frammentata identità tra il sé e Joker. Durante la sua reclusione, trova conforto e amore in Harley Quinn, unendo così il dramma e il musical in una narrazione complessa e surreale. La musica gioca un ruolo centrale, accompagnando la sua evoluzione psicologica e la sua continua ricerca di una forma di espressione interiore. A differenza del primo film, "Folie à Deux" è quindi un vero e proprio musical, scelta che ho apprezzato molto essendo un grande appassionato del genere. Phillips dimostra grande maestria nel girare scene cantate e coreografate, degne dei migliori musical degli ultimi anni. Una scena in particolare mi ha colpito profondamente: quella in cui Joker e Harley Quinn cantano insieme per la prima volta. La canzone, i colori, la coreografia e l’intensa recitazione dei due protagonisti creano quella che forse è la scena migliore del film. Tuttavia, il film ha ricevuto critiche contrastanti e ha deluso parte del pubblico, forse a causa delle aspettative elevate dopo il primo capitolo. Nonostante ciò, io l'ho trovato apprezzabile: è più lento rispetto al precedente, ma Phoenix è ancora straordinario e le sue abilità canore sono state una piacevole sorpresa. Il personaggio di Lady Gaga avrebbe potuto essere sviluppato meglio, ma la colonna sonora, le canzoni, la fotografia e i costumi riescono a trasportare lo spettatore nel mondo di Joker, facendo dimenticare in parte le imperfezioni del film. Un altro film che mi ha particolarmente colpito è stato "Maria", diretto da Pablo Larraín, con una straordinaria Angelina Jolie nel ruolo di Maria Callas. l film, ambientato nel suo appartamento a Parigi negli anni '70, racconta l’ultima settimana di vita del celebre soprano. Attraverso un mix di realtà, ricordi e fantasie, il film offre un ritratto intimo e struggente della diva, che ripercorre la sua carriera, le sue relazioni tormentate, in particolare quella con Aristotele Onassis, e il peso schiacciante del suo successo. In questo viaggio introspettivo, Maria cerca di fare pace con la propria vita e con l’arte che l’ha resa immortale. Il vero punto di forza del film è l'interpretazione di Angelina Jolie: la sua Callas è malinconica, ma al tempo stesso forte e determinata. La Jolie, grazie a questa performance, sarà sicuramente protagonista della prossima stagione di premi cinematografici. Anche Pierfrancesco Favino, nel ruolo del maggiordomo Ferruccio, e Alba Rohrwacher, nei panni della governante Bruna, offrono interpretazioni eccellenti, regalando intensità e profondità ai personaggi che circondano la Callas nei suoi ultimi giorni. La vera sorpresa del festival è stata del tutto inaspettata: "Diva Futura" di Giulia Louise Steigerwalt, un film di cui sapevo ben poco prima di vederlo, ma che mi ha lasciato pienamente soddisfatto e coinvolto dalla trama. Il film racconta la storia di Riccardo Schicchi e della sua agenzia di produzione pornografica omonima, che rivoluzionò l'industria del porno in Italia negli anni '80 e '90. Il film esplora come Schicchi, interpretato da Pietro Castellitto, abbia lanciato star come Ilona Staller (Cicciolina) e Moana Pozzi, trasformando la pornografia in un fenomeno di massa grazie alle VHS e alla televisione privata. Il film affronta le contraddizioni di quell'epoca, tra la liberalizzazione sessuale e la mercificazione del corpo femminile, mantenendo uno sguardo critico ma empatico verso i personaggi coinvolti. La regia mantiene uno sguardo critico ma allo stesso tempo empatico verso i protagonisti, offrendo una visione complessa e umana. La sceneggiatura è ben costruita e scorrevole, riuscendo a tenere alta l’attenzione dello spettatore. Pietro Castellitto è straordinario come sempre. Ho trovato il film davvero interessante, anche perché racconta una storia che non era mai stata affrontata prima in questo modo al cinema. È un film che avrebbe meritato qualche riconoscimento al festival, ma che di sicuro ne riceverà ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello. Un'ultima piacevole sorpresa è stata la serie TV “M. Il figlio del secolo” diretta da Joe Wright. Adattamento dell'omonimo romanzo di Antonio Scurati, la serie racconta l'ascesa al potere di Benito Mussolini, partendo dalla fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento nel 1919 fino al celebre discorso del 1925, dopo l'omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. La serie esplora sia la dimensione politica che personale di Mussolini, interpretato da un magistrale Luca Marinelli, includendo figure chiave come Rachele Mussolini e Margherita Sarfatti. Uno degli aspetti più innovativi della serie è l'uso di un linguaggio visivo moderno e pop, arricchito da una colonna sonora elettrizzante composta dai The Chemical Brothers, che dà un ritmo incalzante alla narrazione. Ciò che ho apprezzato di più è proprio questa chiave contemporanea nel raccontare un periodo della storia italiana che non è mai stato sufficientemente esplorato nel cinema. Il tocco visionario di Joe Wright, noto per il suo amore per questo periodo storico (come dimostrato nel suo film su Winston Churchill, “L'ora più buia”), ha permesso di creare un piccolo gioiello. Il Festival di Venezia non sarebbe lo stesso senza l'immancabile presenza delle star di Hollywood. Quest'anno il tappeto rosso della Mostra è stato calcato da numerose celebrità, tra cui Nicole Kidman, Angelina Jolie, Jude Law e Antonio Banderas. Tuttavia, l'incontro più emozionante per me è stato con due tra i volti più iconici del cinema internazionale: George Clooney e Brad Pitt. Entrambi sono arrivati al Lido per presentare il loro ultimo film, "Wolfs", un’action-comedy che racconta la storia di due "fixer" esperti, abituati a lavorare da soli, che si ritrovano a dover collaborare su un incarico delicato. La notte si trasforma in un vortice di imprevisti, mettendo alla prova i loro ego e la loro capacità di lavorare insieme. Dopo una levataccia all’alba per assicurarmi un posto in prima fila, l’attesa è stata ampiamente ripagata: Clooney e Pitt sono arrivati puntuali intorno a mezzogiorno per la conferenza stampa e il photo call. Ciò che li ha resi ancora più speciali è stata la loro disponibilità. Si sono fermati a lungo con i fan, concedendo foto e autografi sia all’ingresso che all’uscita, sempre sorridenti e affabili. Clooney, in particolare, ha conquistato tutti con la sua simpatia e il suo italiano scherzoso, ripetendo più volte "Buongiorno! Come state? Che caldo!". Il loro atteggiamento amichevole e spontaneo ha creato un'atmosfera unica, rendendo l'incontro un momento davvero speciale, uno di quelli che porterò nel cuore per sempre. Copyright testo e fotografie Alberto Invernizzi.
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