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8/31/2024

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L’OMICIDA DI Sharon Verzeni  E’ L’UOMO IN BICICLETTA

Novara,  31 agosto 2024
 
Stai per sposarti, vuoi essere magra  per quel giorno in cui indosserai il tuo abito da sposa e quindi decidi – anche se è sera  tardi – che una camminata a ritmo veloce non può farti che bene.

Il tuo compagno dorme, tu esci senza farti sentire e inizi a percorrere la solita strada, ma è più tardi del solito e non c’è in giro nessuno.

All’improvviso ti viene incontro un uomo in bici,che molla sua bicicletta, ti si avventa contro, ti accoltella alla gola e , mentre cadi ti dà altre due coltellate alla schiena, poi inforca di nuovo il suo mezzo e se ne va.

Agonizzante fai solo in tempo a chiamare il 118 urlando “mi ha accoltellata” e poi svieni. Arrivano i soccorsi, ma tu sei già morta. Una morte stupida, assurda, incredibile perché chi ti ha uccisa non ti conosceva, non aveva alcun odio verso di te, ma era solo un killer, un assetato di sangue, non importa di chi, basta che fosse sangue.

Un uomo di colore , Moussa Sangare la cui  famiglia è originaria della Costa d'Avorio,  disoccupato,  nato a Milano e residente  a Suisio, a pochi chilometri di distanza da Terno d'Isola, che quella sera aveva “sentito” , tanto è vero che aveva ben tre coltelli in tasca, che doveva uccidere qualcuno e infatti alcuni minuti prima dell'omicidio, Moussa aveva puntato il coltello contro due 15enni poi scappati e quindi appena ti ha vista ha messo in atto la sua pulsione.

In quel momento tu, Sharon , eri solo l’oggetto del suo bisogno di uccidere, niente di più e lui senza pensarci un secondo, l’ha fatto lasciandoti poi a terra sola, morente.

Il motivo non è da ricercarsi in incapacità di intendere e volere come forse  vorrà far credere la sua difesa, ma semplicemente in un disturbo mentale non curato e non saputo, tanto è vero che l’uomo parla di raptus, cioè qualcosa che scatta in testa e di cui non si riesce ad avere il controllo. Lui stesso ha indicato il luogo dove aveva nascosto l'arma del delitto, trovata sepolta in un'area con della vegetazione sull'argine del fiume Adda in zona Medolago

Questo non giustifica certo l’atto compiuto, ma allo stesso tempo ci si chiede se questi raptus non li abbia già avuti in precedenza  con altre vittime.

Sarà compito degli inquirenti scoprirlo. Intanto a suo carico gli investigatori hanno raccolto ''gravi indizi di colpevolezza, elementi probatori del pericolo di reiterazione del reato, di occultamento delle prove, nonché del pericolo di fuga''.

L’importante è che adesso la famiglia possa piangere la morte di Sharon senza essere più disturbata da inquirenti, sospetti, dicerie e chi più ne ha più ne metta.

Riposa in pace Sharon
 
DP

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