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RINVIATI A GIUDIZIO DALLA Procura di Torino,  sedici tra manager e direttori generali della Città della Salute e della Scienza di Torino

9/28/2025

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a causa di  una gestione a dir poco allegra

Novara 28 settembre 2025
 
 
. Un’inchiesta che , ha scoperchiato quello che viene descritto come un vero e proprio buco nero nei conti della sanità torinese, con bilanci truccati, crediti non riscossi e voragini milionarie che per oltre un decennio avrebbero minato la solidità economica del più grande ospedale del Piemonte.
 
Le gestioni che si sono susseguite tra il 2013 e il 2023 avrebbero lasciato un disavanzo di circa 10 milioni di euro, denaro pubblico svanito in un gioco di bilanci alterati e mancati incassi.
 
Di questi, circa 7,5 milionisarebbero direttamente riconducibili alla cosiddetta libera professione intramoenia, quella possibilità prevista dalla legge per cui i medici possono svolgere visite a pagamento dentro le strutture pubbliche.
 
Una pratica legittima, ma che — per legge — dovrebbe garantire una quota di ritorno all’azienda sanitaria. Quella trattenuta, prevista dal decreto Balduzzi, secondo l’accusa non sarebbe stata applicata, trasformandosi così in un danno secco per le casse pubbliche.
 
Nell’elenco dei sedici nomi compaiono figure di primo piano della sanità piemontese. Tra loro l’ex commissario e attuale direttore generale dell’Asl To3 Giovanni La Valle, gli ex direttori generali Gian Paolo Zanetta, oggi alla guida del Cottolengo, e Silvio Falco. Accanto a loro spiccano l’allora direttrice amministrativa Beatrice Borghese, Nunzio Vistato, direttore della Struttura complessa economico-finanziaria delle Molinette, Valter Alpe, già direttore amministrativo, Rosa Alessandra Brusco, direttrice del Dipartimento aziendale presidi ospedalieri, Davide Benedetto, responsabile della Struttura semplice “Libera Professione”, e Maria Albertazzi, a capo della programmazione e controllo di gestione.
 
La lista riguarda anche i componenti del collegio sindacale — Alessia Vaccaro, Renato Stradella e Paolo Biancone — e ad altre figure di spicco come Andreana Bossola, oggi presidente della Fondazione scientifica ospedaliera Ordine Mauriziano, Giacomo Buchi, Andrea Remonato e Giuseppe Antonio Giuliano Stillitano.
 
Tutti , secondo la Procura, avrebbero avallato o quantomeno tollerato un sistema di contabilità creativa capace di occultare per anni il reale stato delle finanze dell’azienda.
La faccenda vede anche l’ipocrisia politica: chi li nominava ora si costituisce parte civile, e cioè la Regione Piemonte  che ha chiesto di costituirsi non solo parte civile ma anche responsabile civile, rivendicando il diritto a difendere le proprie casse da una gestione che rischia di presentare il conto ai cittadini.
Nella stessa direzione si muovono i sindacati medici: Anaao Assomed, Aaroi Emac e Cimo, decisi a chiedere giustizia per una vicenda che getta un’ombra pesante sull’intero sistema sanitario.
Anche l’attuale dirigenza della Città della Salute ha annunciato la costituzione di parte civile, prendendo nettamente le distanze da ciò che viene imputato a chi li ha preceduti.
 
il 29 settembre e il 6 ottobre toccherà alle difese tentare di smontare il castello accusatorio costruito dalla Procura.
 
 
DP

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