detenuto ventenne si toglie la vitaNovara 23 giugno 2024
Stanno davvero diventando troppi i suicidi di detenuti nelle carceri, soprattutto in quelle di Torino e Novara Certamente la vita in prigione non è certo il massimo, ma daqui a togliersi la vita significa che la permanenza in certe carceri è davvero– impossibile Il sindacato Sappe, chiede provvedimenti urgenti “Come sindacato maggiormente rappresentativo del personale di Polizia Penitenziaria”, evidenzia Santilli segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria “ribadiamo con forza la nostra convinzione che sia necessario un urgente, concreto ed efficace intervento del Governo volto a migliorare le condizioni di vita all’interno dei penitenziari del Paese. La politica non può continuare a rimanere silente dinnanzi alle continue aggressioni al personale ed al crescente numero di suicidi tra i detenuti. Occorre che lo Stato ridisegni in un certo senso l’intero sistema di gestione delle pene, prevedendo il carcere per i soli soggetti nei confronti dei quali hanno fallito tutte le altre alternative di recupero e reinserimento sociale, abbattendo così efficacemente il fenomeno del sovraffolamento e, contemporaneamente, riducendo le tensioni che gravano quotidianamente sull’operato della Polizia Penitenziaria I fatti raccontati da Santilli: “Verso le 11:30 di oggi 20 giugno , nella Casa Circondariale di Novara, durante il passaggio del vitto, il personale è stato allertato dal mancato ritiro del cibo da parte di un detenuto algerino appena ventenne. Entrati nella cella, l’uomo è stato trovato impiccato alle sbarre della finestra del bagno mentre il suo compagno di stanza non si era accorto di nulla. Immediatamente sono scattati i soccorsi, poi proseguiti anche dal servizio emergenze del 118, ma ogni sforzo di rianimare il detenuto è stato vano ed è stato quindi constatato il decesso”. Anche se il suicida era un soggetto di difficile gestione penitenziaria, autore nel suo percorso detentivo di numerose aggressioni, danneggiamenti, atti turbativi dell’ordine e della sicurezza, incendi, ,evasione rocambolesca mentre si trovava in Tribunale per una udienza, avrebbe dovuto uscire in libertà il prossimo agosto, ma evidentemente non ce l’ha fatta più ad aspettare ed ha deciso per un’uscita “diversa”. Il Segretario Generale SAPPE Donato Capece ha sottolineato come “il suicidio di un detenuto costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Ma per qualcuno è stato evidentemente più facile fare eleggere al Parlamento europeo solamente una delle migliaia di persone italiane detenute all’esterno, non si sa bene scelto in base a quali meriti, ed avere così l’alibi di poter dire di occuparsi dei problemi del carcere…” Parole pesantissime, ma che riflettono molto bene la realtà DP .
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